TIBETLa ragione della guerra- www.emigrati.org
--Gli Stati Uniti d’America hanno dichiarato guerra all’Afghanistan e poi all’Iraq per liberarli dalla tirannia dei talebani e di Saddam Hussein, rispettivamente. In questo modo, hanno fregato molti di noi, convinti che la guerra fosse necessaria ad aiutare gli afgani. E poi gli iracheni. Ma perché durante la guerra in Afghanistan attaccare l’Iraq? Che collegamento c’è tra i Talebani e l’Iraq? La guerra in Iraq: una guerra fortemente voluta e sostanzialmente accettata. Al di fuori degli Stati Uniti, pochi sembrano disposti a credere che il dittatore dell’Iraq costituisse «una minaccia per la sicurezza di tutte le nazioni libere, comprese quelle europee» (Bush). Ciò che nel resto del mondo si teme sono le disastrose conseguenze della guerra a Saddam Hussein e dell’invasione dell’Iraq. La risoluzione 1441 sull’Iraq, del Consiglio di sicurezza dell’Onu, come ha osservato acutamente un cittadino danese in una lettera all’International Herald Tribune, non è infatti molto diversa dal dire a qualcuno: «O ci fornisci le prove di essere un’incallita canaglia – per cui naturalmente sarai punito – o non ce le fornisci, nel qual caso sarai severamente punito per non aver cooperato». Ci hanno fatto credere che il motivo non era per mettere le mani sul petrolio e per controllare l’economia mondiale nei prossimi decenni.
--Che strano, però, che l’Italia continui a partecipare alla guerra! Magari fino alla cattura di Saddam e all’istituzione di un nuovo governo poteva anche starci, se davvero crediamo che il nostro sia il modo migliore di vivere. Ma perché fare al popolo iracheno quello che i tedeschi hanno fatto a noi? I partigiani italiani non hanno lottato per liberare la patria dai tedeschi, proprio come fanno i partigiani iracheni oggi? Le truppe in Iraq dovrebbero tornare a casa. Non a causa d’una minaccia di uccisione degli ostaggi in mano a gruppi di terroristi. No. Solo per il fatto che è sbagliato combattere contro un popolo che rivuole la propria libertà. --Sono convinto che se in Italia ci fosse stato il petrolio che c’è in Iraq, la seconda guerra mondiale sarebbe finita diversamente e la nostra lingua sarebbe stata l’inglese. A causa di Saddam, l’Onu ha imposto delle severe sanzioni all’Iraq, per quanto riguarda l’esportazione del petrolio. Il ricavato della vendita del petrolio iracheno sarà depositato a New York, nella filiale della Banque National de Paris, a disposizione dell'Onu. Un terzo sarà destinato all’assistenza della popolazione curda nordirachena e al risarcimento delle vittime dell’invasione del Kuwait. Un’altra quota andrà alle operazioni di assistenza e controllo delle agenzie e commissioni Onu in Iraq. Il resto, invece, all’acquisto controllato di viveri e medicinali per la popolazione irachena. In pratica petrolio per cibo. Le sanzioni vennero deliberate nell’agosto del 1990, subito dopo l’occupazione irachena del Kuwait, liquidata nel febbraio 1991. A causa d’una tale risoluzione, in Iraq sono morti circa un milione e cinquecentomila bambini, senza medicinali e cibo. --Dopo l’Iraq, toccherà al Venezuela. Spero di no. Spero che gli Stati Uniti attacchino la Cina. --Nel 1950, ignorando le convenzioni internazionali, le truppe dell’esercito della Repubblica popolare cinese invasero ed occuparono il Tibet, uno stato fino ad allora assolutamente indipendente e del tutto differente dalla Cina, in quanto ad etnia, sistema sociale, cultura, religione e tradizioni. --Nel 1959, il Dalai Lama, prima autorità del paese, fu costretto all’esilio. Gli ultimi 40 anni sono stati segnati da continue offese al popolo tibetano e alla sua cultura. --Ciò che ha subìto il Tibet e il suo popolo è uno spaventoso sopruso che tocca le coscienze di tutte le persone libere e amanti della libertà, della pace e dei diritti umani. --Appunto gli Stati Uniti, che si autodefiniscono difensori della libertà, dovrebbero fermare questo massacro, che ha portato, finora, all’uccisione di circa 2 milioni di tibetani. --Ma in Tibet non c’è petrolio.
--Editore: Michele
LA CAVA
TIBET - Sito web ufficiale del Governo tibetano in esilio
|
Ceco | Coreano | Croato | Francese | Gallego | Giapponese | Indonesiano | Inglese | Italiano | Norvegese | Olandese | Polacco | Portoghese | Russo | Sloveno | Spagnolo | Tedesco | Turco | Ungherese --Sosteniamo questa definizione di software libero per indicare chiaramente ciò che deve essere vero di un particolare programma software perché sia considerato software libero. |
L'emigrazione come patrimonio sociale
emigrati.it Associazione Internet degli Emigrati Italiani San Giovanni in Fiore: centro del Mediterraneo LINKS UTILI - www.emigrati.it - Links and Friends
|