IL
CROTONESE - Silos - Attualità Cultura Spettacolo,
1-4 settembre 2006
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--Quest'anno
è con Italo
Calvino l'impegno delle consuete,
rilassanti, letture estive.
Mi soffermo con particolare interesse
alle sue Lezioni americane (Oscar Mondadori,
Milano 2006) ed ai suoi risvolti "pitagorici".
E', infatti, proprio nel capitolo di apertura
dedicato al tema della Leggerezza che, cogliendo
la mia curiosità, l'autore scrive:
"tanto in Lucrezio
(De
rerum
natura) quanto in Ovidio
la leggerezza è un modo di vedere
il mondo che si fonda sulla filososfia e
sulla scienza: le dottrine di Epicuro
per Lucrezio, le dottrine di Pitagora
per Ovidio (un Pitagora) che, come Ovidio
ce lo presenta, somiglia molto a Budda".
(p. 14) |
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--Principiando
da queste affermazioni ho voluto quindi ripercorrere brevemente
le Metamorfosi
ovidiane nelle edizioni apparse per i tipi di Einaudi,
in cui compare una prefazione, sempre di Calvino,
dal titolo "Gli indistinti
confini". In essa si analizza brevemente
uno degli aspetti dominanti dell'opera, cioè della
"contiguità tra gli
dèi e gli esseri umani - imparentati agli dèi
e oggetto dei loro amori compulsivi..." (p. VII),
attraverso la "coerenza poetica del modo che
Ovidio
ha di rappresentare e raccontare
il suo mondo: questo brulicare e aggrovigliarsi di vicende
spesso simili e sempre diverse, in cui si celebra la continuità
e la mobilità del tutto" (p. XIV).
Crotone:
Capo Colonna - Calabria
- CENTRO
DEL MEDITERRANEO
--Le pagine dedicate da Ovidio
al filosofo di Samo
sono quelle conclusive del libro XV e giungono quasi come
una sorta di "professione di
fede" dell'autore stesso nelle intuizioni
dell'universo pitagorico. --Questo,
dunque, il racconto mitico, così come ce
lo propongono le belle pagine delle Metamorfosi,
dopo una breve sosta sul mito
della fondazione ("le origini prime") della
città di Crotone ad opera di Miscello
("...e dopo aver girato un pò per le terre
che si affacciano sul mare, trova la fatidica foce del
fiume Esaro, e non lontano da lì il tumulo sotto
il quale riposano le sante ossa di Crotone. In quella
zona, come gli è stato ordinato, erige delle mura,
e trasferisce alla città il nome del sepolto",
(p. 607).
--"Qui c'era un uomo
che era nativo di Samo,
ma fuggito da Samo, e dai padroni dell'isola, per odio
verso la tirannide viveva in volontario esilio. Costui
avvicinò gli dèi, per quanto sperduti nella
profondità del cielo, con la mente, e ciò
che la natura sottraeva agli sguardi umani, lo colse con
l'occhio dell'intelletto. E una volta sviscerato tutto
col pensiero e con attento impegno, insegnava
alla gente, e a schiere di discepoli muti
e compresi di ammirazione spiegava i principi dell'universo
e le cause delle cose e che cos'è la natura: cos'è
dio, come si forma la neve, qual'è l'origine del
fulmine, se è Giove oppure sono i venti a fare
i tuoni squarciando le nubi, che cosa fa tremare la terra,
secondo quali leggi viaggiano le stelle, e tutto
ciò che è mistero" (pp.607-609).
--Insomma, "tutto
- per il Pitagora
di Ovidio
- scorre, e ogni fenomeno ha forme
errabonde. Anche il tempo fila via con moto incessante,
non diversamente dal fiume"; così "quello
che è stato si perde, quello che non era diviene,
ed è tutto un continuo rinnovarsi" (p.613).
"E nulla perisce nell'immenso universo, credete a
me, ma ogni cosa cambia e assume un aspetto nuovo".
--In Ovidio,
quindi, la forza dirompente del mito, si intensifica;
"tutto - dice Calvino
- deve succedersi a ritmo serrato,
imporsi all'immaginazione, ogni immagine deve sovrapporsi
a un'altra immagine, acquistare evidenza, dileguare"
(p. XII).
--Le pagine dedicate a Pitagora
si concludono pertanto con un "omaggio" alla
sua teoria della trasmigrazione delle anime. "Ma
per non galoppare troppo dimenticando la meta, il cielo
e tutto ciò che esiste sotto il cielo cambia di
forme, e così la terra e tutto ciò che esiste
sulla terra, e così anche noi, che siamo parte
del mondo, poichè non siamo soltanto corpi ma anche
anime svolazzanti e possiamo andare e dimorare dentro
le bestie selvatiche e nosconderci in corpi animali domestici.
Lasciamo tranquilli e intatti i corpi che potrebbero ospitare
anime di genitori o fratelli o di persone a noi legate
da qualche vincolo, o comunque di esseri umani, e non
ingozziamoci di pietanze del tipo di quelle di Tieste!
Che malvagia abitudine contrae, come si prepara a versare
sangue umano, lo sciagurato che scanna col ferro il vitello
senza scomporsi ai suoi strazianti muggiti, o che ha il
coraggio di sgozzare un capretto che manda vagiti come
un bambino...Che ci vuole a giungere al delitto pieno?...Sopprimete
alcune bestie se proprio fanna del male, ma anche quelle,
sopprimete soltanto. Astenetevi dal mangiarvele, e portete
alla bocca solo alimenti pacifici" (p. 627).
CHRISTIAN
PALMIERI
IL
CROTONESE - Silos - Attualità Cultura Spettacolo,
1-4 settembre 2006 N. 67 - Ovidio
e l'universo pitagorico - Dal
mito di Kroton alla teoria delle anime - Le "Lezioni
americane" di Calvino l'occasione per ripercorrere
le "Metamorfosi"
--Crotone
e Pitagora - links
--La
fondazione di Crotone risale al 718 a.C., come citato
da Eusebio
nel suo "Cronicon" sebbene altre fonti la rimandino al
710 a.C., o più attendibilmente al tempo del Re Polidoro,
nel 743 a.C. La città venne fondata dagli Achei
che furono colpiti dai folti boschi, dal clima mite e
dal prosperoso mare, e insediandosi, vi crearono una vera
e propria Polis
greca.
--Secondo
la leggenda, l'oracolo di Apollo
a Delfi
ordinò a Myskellos
di Rhype di fondare una nuova città
nel territorio compreso fra Capo
Lacinio e Punta
Alice. Dopo aver attraversato il mare ed
esplorato quelle terre, Myskellos
pensò che fosse stato meglio fermarsi a Sybaris,
già florida e accogliente anziché affrontare i pericoli
e le difficoltà nella fondazione di una nuova città. Il
dio adirato gli ordinò di rispettare il responso dell'oracolo,
ordinandogli di fermarsi fra il promontorio Lacinio e
la sacra Krimisa.
--Secondo
Ovidio,
invece, fu Eracle
ad ordinare a Myskellos
di recarsi sulle rive del fiume Esaro. Ma Myskellos
non fu mai insignito del titolo di fondatore della città,
i cui abitanti venerarono sempre Kroton
ed Eracle.
--La
fama di Kroton
raggiunse il suo apice nel V secolo a.C., diventando una
delle più potenti Polis
greche della Magna
Grecia! La città era famosa per il
suo clima salubre, per la bellezza delle sue donne, per
le fertili campagne e per la forza fisica dei suoi uomini,
tra cui ricordiamo il pluri-olimpionico Milone,
tanto che superò ogni altra polis greca nel numero di
vincitori nei Giochi
Olimpici: un proverbio diceva "ultimo
dei Crotoniati primo dei Greci".
--La
città era inoltre un importantissimo centro culturale,
come testimonia la presenza, a partire dal 530 a.C. circa,
del filosofo e matematico Pitagora
e della prestigiosa scuola di medicina di Alcmeone.
Pitagora
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--Pitagora
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(Samo
575 a.C. ca. - Metaponto
490 a.C. ca., fu matematico,
scienziato e sciamano, legislatore e oligarca, taumaturgo
e filosofo,
anzi inventore dello stesso termine di filosofia, mago
e oratore, liberatore di città e musico, iniziatore della
razionalità greca: tanto che i biografi antichi non esitarono
ad attribuirgli una natura
semidivina.
--La
consegna della regola del silenzio e del segreto, rispettata
dalla scuola
pitagorica sull'esempio delle sette
orfiche, nonché la convinzione della superiorità della
tradizione orale sulla scrittura
(Pitagora non ha lasciato scritti) accrescono il mistero
attorno a quello che viene considerato il "padre dei
numeri".
--Pitagora
- links